In Italia, la pastorizia – con la sua antichissima pratica della transumanza – è uno degli ultimi presidi ancora capaci di garantire un rapporto bilanciato tra sostenibilità ambientale, identità culturale e sovranità alimentare.
Tuttavia, dagli Appennini alle Alpi, i crescenti danni al bestiame causati dagli attacchi da lupo e canidi, ammontano già a centinaia di migliaia di euro l’anno. Ciò sta mettendo letteralmente in ginocchio l’allevamento estensivo, costringendo molti pastori a cessare l’attività (vedi video).
Nel corso degli ultimi 50 anni, la popolazione di lupo è stata largamente sottostimata ed, oggi, su tutta la dorsale appenninica, ha quasi raggiunto la saturazione. Nel nostro paese, il lupo non è più una specie in estinzione;
La responsabilità delle ‘stragi’ di bestiame, però, non va attribuita esclusivamente al lupo ma anche alla proliferazione, senza controllo, d’ibridi lupo-cane che rappresentano, non solo una sfida costante per gli allevatori, ma per la stessa integrità genetica della specie lupo.
Tutto ciò contribuisce all’abbandono dei pascoli – ecosistemi fondamentali per molte specie animali – alla perdita di diversità ‘bioculturale’ e alla scomparsa di razze equine, bovine ed ovicaprine a rischio di erosione genetica.
PER QUESTO PASTORI ED ALLEVATORI RICHIEDONO ALLE ISTITUZIONI COMPETENTI
- UN’EROGAZIONE congrua degli indennizzi che garantisca il 100% del risarcimento dei costi diretti e indiretti inerenti le predazioni da fauna selvatica e rinselvatichita;
- LA SOSPENSIONE di ogni iniziativa volta a promuovere attivamente la diffusione del lupo sul territorio nazionale;
- IL MONITORAGGIO e LA GESTIONE razionale dei branchi già esistenti, incluso quelli di cani rinselvatichiti, e degli ibridi lupo-cane;
- L’APPROVAZIONE di normative regionali ‘ad hoc’ per affrontare tempestivamente gli eventi predatori e la presenza di lupi confidenti, anche con interventi di dissuasione e contenimento diretto dei predatori, come già avviene in altri paesi europei;
- IL RIESAME del ‘Piano di Azione sul Lupo’, affinché prenda in seria considerazione la diversità dei vari contesti socio-economici ed ambientali, e tenga conto della presenza delle piccole e medie aziende zootecniche distribuite sul territorio nazionale;
- L’APPLICAZIONE RIGOROSA della legge 281/91 in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo;
- LA REALIZZAZIONE DI INIZIATIVE CONCRETE per la valorizzazione della transumanza, già inserita nel 2019 dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale
- Il COINVOLGIMENTO DIRETTO del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Ministero per la Transizione Ecologica nella gestione di tutte le problematiche inerenti l’impatto delle predazioni sulla zootecnia (vedi ‘position paper’ di Rete APPIA).
UNISCITI ANCHE TU A QUESTA CAMPAGNA DI CIVILTA’
Firma per favore questa petizione, per porre fine al massacro del bestiame e per salvaguardare la pastorizia, autentico patrimonio culturale ed economico del nostro paese.